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Abbazia di Monte Oliveto (SI)

Aggiornamento: 16 ago 2023

Partenza: Arezzo

Distanza: 1h 10'

Voto: 3/5

«Qui tutto è pace, un tipo di pace leggermente diversa da quella del Site Trasitoire:

se lì si respira la pax bucolica dei Campi Elisi, nell’Abbazia si è immersi in quella dell’«ora et labora», è un tipo di pace dato dal bianco delle pareti e del saio dei monaci, dall’estrema pulizia e dall’ordine pacato che regnano in ogni stanza, dalla luce delicata che entra nel refettorio e nella biblioteca. La struttura è geometricamente ben delineata, come in un alveare, la gerarchia segue lo stesso ordine rigido, ognuno ha la sua mansione e la svolge con naturalezza.


Una pacatezza che deve essere stata scossa nel 1505 quando nel monastero irruppe il Sodoma, al secolo Giovanni Antonio de’ Bazzi, pittore eccellente quanto scapestrato e irriverente, i cui affreschi vivacizzano una parte del chiostro centrale.


Quando siete lì, fate un gioco: cercate di indovinare, tra gli innumerevoli personaggi dipinti tanto bene da sembrare attori un film, qual è quello nel quale si è autoritratto. Non vi potete sbagliare: ha un paio di occhi vispissimi, da toscanaccio. Anche se era nato a Vercelli.»

 

ABBAZIA DI MONTE OLIVETO

Bernardo Tolomei, al secolo Giovanni Tolomei, nacque a Siena nel 1272 in una delle famiglie più nobili e potenti della città. All'età di sedici anni, dopo un brillante percorso scolastico, diventò dottore in Giuriprudenza e in seguito docente nella prestigiosa università cittadina. Colpito da una malattia agli occhi, che lo portò quasi alla cecità completa, fece voto di dedicarsi completamente a Dio se avesse riacquistato la vista.

Refettorio dell'Abbazia di Monte Oliveto (SI)
Refettorio dell'Abbazia di Monte Oliveto (SI)

Miracolosamente la vista tornò e Giovanni, come promesso, iniziò ad adempiere il suo voto. Alla soglia dei 40 anni si ritirò ad Accona (oggi Monte Oliveto), proprietà della famiglia Tolomei, insieme a Patrizio Patrizi e Ambrogio Piccolomini, due nobili senesi che condivisero con Giovanni la scelta di dedicare la loro vita a Dio.


Giovanni cambiò nome in Bernardo e iniziò a vivere in questo luogo ostico, ricco di rovi e vecchi ulivi, dormendo in una piccola grotta scavata nel tufo. Centro delle devozioni era un piccolo oratorio dove il Tolomei collocò il crocifisso che aveva portato da Siena e che ancora oggi si venera nella chiesa di Monte Oliveto.

Tale vita ascetica, incentrata sulla preghiera e la solitudine, richiamò moltissimi uomini "nobili e ignobili" (nobili e plebei) tant'é che il Legato Pontificio, residente a Siena, preoccupato per il crescere della comunità, mandò un Inquisitore per assicurarsi che non fosse una delle tante sètte che a quel tempo pullulavano un po' ovunque.


Assodata la serietà del posto, il Legato Pontificio esortò la comunità a farsi riconoscere ufficialmente dalla Santa Sede. Bernardo si rivolse così al vescovo di Arezzo, Guido Tarlati, da cui dipendeva la giurisdizione di Monte Oliveto, e munito di lettere di raccomandazione si recò ad Avignogne ai piedi di papa Giovanni XXII (1317). Quest'ultimo spronò l'eremita a scegliere una regola tra quelle approvate dalla Santa Sede e Bernardo, su suggerimento del Vescovo Tarlati, scelse di adottare la regola di S. Benedetto e l'abito bianco, in onore della Vergine Maria a cui era molto devoto.

Uno degli affreschi presenti nel chiostro dell'abbazia

Il 26 marzo 1319, nella cattedrale di Arezzo, Bernardo Tolomei e Patrizio Patrizi ricevettero da Guido Tarlati la ‘Charta fundations’, ovvero l'atto di fondazione dell'abbazia di S. Maria di Monte Oliveto.


Il nome “Monte Oliveto” fu scelto in onore del Monte degli Ulivi, dove il Signore pregò prima della sua passione e sito tradizionale dell’Ascensione. L'elemento innovativo del Monastero fu la temporaneità della carica di Abate: a differenza di tutti gli altri Monasteri dove esso rimaneva in carica fino alla morte (semel abbas, semper abbas) quì la carica di Abate durava un solo anno e ogni volta doveva essere confermato dal vescovo di Arezzo.


Bernardo morì il 20 agosto1348 a causa della Peste contratta per soccorrere gli ammalati senesi. Di lui non ci sono rimaste reliquie, probabilmente fu sepolto nella fossa comune insieme agli altri cinquanta monaci periti a causa del morbo mortale.


Curiosità

Giovanni, prima di diventare eremita, ricevette il titolo di "Cavaliere" dall'imperatore Rodolfo I d'Asburgo (1291). La posa della prima pietra della chiesa del Monastero di Santa Maria di Monte Oliveto Maggiore è registrata in un regolare documento steso dal notaio senese Giovanni del fu Ventura (1 aprile 1319).


Consigli e Info

Come sempre partiamo dalla strada: da Arezzo abbiamo preso la Superstrada Bettole-Siena uscendo ad Asciano. Da qui abbiamo preso la SP10 e, passato San Gimignanello, la SS438 che arriva diretta ad Asciano. Arrivati nel paese bisogna girare a sinistra sulla Strada Provinciale del Pecorile, seguendo le indicazioni per Abbazia di Monte Oliveto. L'Abbazia è ben indicata dai cartelli stradali quindi non ci soffermiamo a indicarne il percorso preciso.


Il Parcheggio vicino all'Abbazia è a pagamento quindi, se non avete problemi di deambulazione, vi consigliamo di lasciare la macchina lungo la strada principale (c'è uno spazio sterrato abbastanza ampio).


L'ingresso all'Abbazia è gratuito ma non sono ammessi vestiti troppo scollati e/o pantaloni sopra il ginocchio - sono comunque a disposizione dei "teli" per coprirsi durante la visita.

La visita comprende: il Chiostro, il Refettorio, la Biblioteca, la Farmacia e un piccolo Museo.


Link utili:


Tutte le foto, se non altrimenti specificato, sono state fatte da Fabiana e sono liberamente condivisibili. Per altre immagini visita la nostra Galleria Fotografica

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